Un progetto datato, ma che dovrebbero conoscere tutti, un lavoro che pone l’attenzione sul problema dei rifiuti a livello globale. Gregg Segal ha studiato fotografia e cinema al California Institute of the Arts, riesce ad approcciare il suo lavoro con la sensibilità di un sociologo utilizzando la fotografia per esplorare la cultura, l’identità, la memoria, il comportamento, i ruoli, ed i valori.
Le sue immagini utilizzano contrasti di genere e giustapposizioni per provocare reazioni negli spettatori ma soprattutto per far riflettere.
Per far ciò, attinge al suo background che spazia dalla scrittura al cinema al fine di realizzare particolari immagini seriali e di forte impatto emotivo.
La domanda che sin da bambino ricorre spesso nella mente di Gregg è la seguente: dove va a finire la spazzatura e cosa succede quando finiamo i posti dove metterla?
Un americano medio genera 29 libbre di spazzatura a settimana, circa 13Kg. Ciò che preoccupa non è solo quanta immondizia buttiamo via, ma soprattutto quanto sottovalutiamo il problema.
Da queste brevi riflessioni prende vita l’idea di chiedere a familiari, amici, vicini e altri conoscenti di conservare la loro spazzatura per una settimana, per poi scattare una foto con gli stessi. Oltre alla canonica spazzatura è stato chiesto di aggiungere anche materiali riciclabili per il semplice motivo che spesso gran parte di ciò che viene definito riciclabile non viene riciclato.
Sono state create diverse ambientazioni per le foto, per testimoniare e far comprendere, anche ai più piccoli, che nessun luogo è completamente intatto.
Particolari nel processo di realizzazione sono state le testimonianze delle persone ritratte, che proprio in quella data situazione hanno ampiamente manifestato il bisogno di cambiamento. Altri si sono sentiti impotenti. Di chi è la colpa se i prodotti che acquistano sono usa e getta e vengono forniti con imballaggi eccessivi? Il nostro modello economico e la sua necessità di crescita alimentano questa epidemia di rifiuti e fanno sembrare la conservazione insostenibile.
Tuttavia, nello sviluppo del progetto, inteso anche come esperimento sociologico, Gregg Segal denota che qualcuno sta facendo dei piccoli passi per mitigare la crisi. “7 Days of Garbage” così oltre ad essere una mera istantanea registrazione dei nostri rifiuti, diventa anche uno specchio dei nostri valori che a poco a poco potrebbero evolversi.
La fotografia di Segal è stata negli anni apprezzata, da American Photography, The New York Press Club, Society of Publication Designers e Magnum Photography Awards. I suoi ritratti sono stati pubblicati su Time, Newsweek, The Independent, Le Monde, Stern, Fortune, National Geographic.
// https://www.greggsegal.com/
// Articolo di Diego Pizi