L’architettura bulgara attinse allo stile del BRUTALISMO, movimento architettonico europeo che prediligeva ampi volumi, linee rigide e l’uso di cemento grezzo; mentre l’estetica fu influenzata dalla politica interna di controllo e repressione.
Il Partito Comunista Bulgaro, al potere dal 1946 al 1989, fece realizzare un numero spropositato di edifici, monumenti e statue in tutta la nazione ed in particolare nella capitale. Sofia presenta a livello urbanistico incoerenze e confusioni; una città in cui i segni del passato sono ancora presenti ovunque e si incontrano/scontrano con forme e costruzioni moderne.
I complessi prefabbricati, come quello di “Mladost” (quartiere di Sofia), incarnazione del passato, sono tutt’oggi la casa di molte persone. C’è la possibilità di dar loro una nuova vita, di reinventarli, rinnovarli e renderli adatti al contesto sociale attuale?
Rintracciare risposte valide per questa domanda, presuppongono un discorso complesso, poiché oltre a toccare la politica, la storia, l’architettura e l’ingegneria, tocca anche il sociale.
Più semplice e d’estremo impatto invece, risulta l’approccio artistico del fotografo e disegnatore grafico bulgaro Mariyan Atanasov che prova a reinventare l’architettura urbana della Bulgaria creando scenari sovradimensionati simili al gioco del tetris.
Nella suo lavoro intitolato: “Urban Tetris”, Atanasov trasforma i grattacieli di Sofia in forme astratte che ricordano le schermate del videogioco. Una capacità di sezionare i volumi riorganizzandoli poi in allusioni visive, che fluttuano nel vuoto e sono pronti a posizionarsi e/o impilarsi su livelli già esistenti.
Alla domanda che c’eravamo posti e che in Bulgaria oggi si pongono in tanti, forse una risposta è stata data? La performance artistica potrebbe racchiuderne una velata?
// Articolo di Diego Pizi