Raul Ariano ha 32 anni, nato a Milano, ha iniziato nel mondo della fotografia come assistente fotografo, prima nella stessa Milano, per poi trasferirsi a New York.
L’Asia la vedeva lontana, nascosta ma era sempre lì nel cuore che aspettava. Visto il suo particolare interesse per quella parte del mondo, la raggiunge; dopo un biennio passato a Tokyo si trasferisce in Cina, dove attualmente vive.
Raul dice di esser stato guidato dall’istinto e dalla curiosità. Shanghai, la sua attuale città, è un posto speciale, sicuramente molto diverso da come lo immaginava; …“un giusto mix tra antico e moderno” [cit. R. A.], che da cinque anni continua a mantenere vivo il suo interesse per quei luoghi e per quella gente, ma principalmente un luogo che Raul chiama “casa” (per ora).
Negli anni, ha documentato lo scorrere della vita, la gente, la cultura e gli eventi nei luoghi in cui ha vissuto; la fotografia lo ha sempre condotto come una compagna inseparabile.
Percepisce i primi “rumors” del COVID-19, a Kunming una città nel sud della Cina, anche se le prime notizie ufficiali iniziano a confluire nei vari organi di stampa qualche settimana dopo, quando era nella città di Chengdu per lavoro.
Al suo rientro a Shanghai le cose sembravano prendere una piega diversa, anche i giornali internazionali cominciavano a parlare del virus e all’unisono il governo ammetteva la gravità della situazione.
L’impossibilità di reperire mascherine ed il capodanno cinese che incalzava alle porte, determinarono una stima di rischio contagio altissimo, con circa 500 milioni di persone in viaggio.
Raul Ariano, decide di rimanere a Shanghai nonostante a febbraio 2020 ci sarebbe stata la sua prima mostra personale in Germania. Tale decisione in primis per documentare quello che stava accadendo, ma soprattutto per evitare il contagio oppure di contagiare qualcuno nel vecchio continente.
Da tutto ciò sta nascendo un lavoro, ancora in corso d’opera, che ha le aspettative di voler essere un diario in cui l’autore cerca di materializzare le sue sensazioni e quelle di tutti i cinesi: paura, incertezza e paranoia.
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// Articolo di Diego Pizi