C’è un’Africa che sento mia in questi luoghi. Frammenti di cielo, congiunti alla terra attraverso l’orizzonte, la forza della natura invisibile capace di cambiare la visione del mondo.
Uomini degni di un’esistenza, avvolti dal niente delle sabbie. Incontri che si dissolvono nell’aria che si respira, come fossero sogni programmati, puntuali ad ogni sguardo
A te, che in qualche parte del mondo,
ti sei spezzato la schiena riposando in un letto sgangherato.
A te, che ti sei seduto accanto a uno sconosciuto,
regalando più di una parola.
A te, viandante senza meta,
che hai saputo donare un frammento della tua esistenza.
Introduzione
Ho sempre avuto bisogno di raccontare qualcosa: le giornate passate al paese, la famiglia, le esperienze vissute, i viaggi, la vita. Avrei potuto farlo disegnando, se solo ne fossi stato capace. Avrei potuto scrivere libri o semplicemente raccontarlo nelle favole. Avrei potuto parlarne per interminabili ore, davanti a inesauribili bicchieri di vino.
Ho scelto di farlo con la fotografia. Quasi sempre in bianco e nero. Per prendervi la mano e guidarvi, solamente. In un mondo tutto vostro. Mai mio. Quella macchina fotografica, che per una vita mi sono tenuto al collo, è sempre stata, ed è tuttora, solo un mezzo. Per esprimermi. Per provare a dare in dono ciò che i miei occhi hanno visto. Ciò che il mio cuore ha sentito da vicino.
Questo libro andava scritto. Non poteva rimanere per sempre un semplice diario di viaggio, redatto su un finto taccuino Moleskine. Adoro raccontare storie. Non so se mai mi stancherò di farlo. Ho provato a diventare scrittore. Anche se non lo sono mai stato. Ho seguito i preziosi consigli di Andrea Semplici, muovendo le dita delle mani su una tastiera. Mi sono esercitato. Ho scritto.
Capita di rado, ma quando ci sono giornate di bel tempo, con una bella luce radente all’ora del tramonto, riguardo con amore quasi devoto l’alloro nel mio cortile: era un “bambino” quando sono partito andando verso sud. Oltre il Sahara. È passato molto tempo da quei giorni. Oggi quell’albero è cresciuto: è diventato un “uomo”.