Il 19 febbraio 1945, i marines degli Stati Uniti invasero Iwo Jima, una piccola isola posta in un luogo strategico nel Pacifico meridionale. Al quinto giorno dell’invasione, i soldati americani riuscirono ad avere la meglio sui giapponesi, così venne ordinato alle truppe di sostituire la prima bandiera posta sul monte con una più grande e più visibile.
Joe Rosenthal (Washington, 1911 – Novato, 2006), un fotografo dell’American Associate Press, fotografò l’evento e con un’immagine che poi divenne una delle fotografie più note e riprodotte della storia oltre che il simbolo della vittoria americana, ricevette il Premio Pulitzer.
Il 10 novembre 1954, venne inaugurato il monumento Marine Corps War Memorial, realizzato da Felix de Weldon, dove l’immagine realizzata da Rosenthal fu musa ispiratrice. Situato fuori le mura del cimitero nazionale di Arlington in Virginia, è chiamato anche Iwo Jima Memorial, la scultura alta circa 23 metri e lunga 18, ricorda tutti i marine morti per la difesa degli USA.
Nel 1996 Rosenthal venne nominato marine onorario e dopo l’11 settembre 2001 venne intervistato, a seguito di una immagine scattata da Thomas E. Franklin, una fotografia concettualmente simile alla sua, che ritraeva l’alzabandiera di tre vigili del fuoco al World Trade Center in mezzo alla devastazione degli attacchi.
Da qualche settimana, si torna a parlare della foto icona, poiché fra le immagini di propaganda diramate dai combattenti talebani in Afghanistan è stata rintracciata una fotografia che sembra avvicinarsi in modo particolare allo scatto di Rosenthal; quasi una parodia all’icona che vinse il Pulitzer nel 1945, in cui un’unità di commando chiamata Battaglione Badri 313, dotata di un equipaggiamento militare all’avanguardia, issa una bandiera talebana in un modo sorprendentemente simile a come fecero i marines americani.
Sappiamo poco o nulla sull’originalità dell’immagine, ma non è questo l’elemento importante e neppure ci interessa; fondamentale invece risulta essere come una fotografia che per merito e “prepotenza comunicativa” entra nella storia, possa essere ancora dopo tanti anni inesauribile fonte di ispirazione, imitazione e propaganda.
// Articolo di Diego Pizi