“Lanciano” è stata un’esperienza di vita. Non solo un momento di passione fotografica. Sarebbe riduttivo, se limitassimo le nostre valutazioni e le nostre percezioni emotive all’interesse per la fotografia.
“Lanciano” non è stata soltanto fotografia.
Certo, abbiamo avuto il Gotha della fotografia, ma abbiamo avuto anche altro. Tantissimo altro. In primo luogo la Gente della Città. In secondo luogo la Città stessa. Abbiamo incontrato Persone straordinariamente educate. E’ non è banale sottolinearlo, in quanto l’Educazione non è più un valore così scontato ormai ! Aleggiava per le strade, pregne di storia, storia densa, un profondo senso di civiltà, frammisto a cortesia e gentilezza. Oneste e vere le Persone, onesti e veri i loro sentimenti. Ma sappiate, pure, che per le strade di Lanciano si muoveva e correva forte l’Anima della Cultura. Un’Anima fatta di mille colori. Un’Anima che possedeva non solo le tonalità dei mattoni delle stupende chiese, palazzi e architetture che si ergono invincibili all’interno della Polis, ma anche le tonalità della musica suonata nell’intima atmosfera della Cattedrale. Musica coinvolgente, emozionante, commovente. E l’Anima di Lanciano godeva anche dei colori della partecipazione, della condivisione. Un’Anima aperta e pronta ad accogliere tutto e tutti e pronta a donare tutto a tutti. Un Enclave senza chiavi e senza serrature. Libera. E possedendo tutti i colori l’Anima era dotata, inoltre, del Bianco e del Nero. Tipici delle immagini di reportage dei grandi Uomini-Fotografi che, a Lanciano, ci hanno fatto conoscere il ”TUTTO”. E nel mezzo di quel Bianco e Nero, come una media vitale, i colori dei grandi Uomini-Fotografi che, a Lanciano, ci hanno fatto conoscere l’ “ESSENZA”. E abbiamo avuto la Fortuna di avere le fotografie di Francesco Mosca, con la sua irriverente ironia, capace di farci osservare la realtà dei fatti attraverso un angolo prospettico sconosciuto a molti. Abbiamo avuto le fotografie di Mimmo Ricatti, con le sue linee-guida che “dirigevano” una Architettura forte di conturbante rigore formale. Abbiamo avuto Catia Mencacci, con immagini e sovrapposizioni fuori del tempo, potenti, struggenti e foriere di molteplici dimensioni, nelle quali immergerci e dimenticare noi stessi. Abbiamo avuto le fotografie dei Ragazzi della “Social Photography Street 6212”, con la loro giovane e felice inquietudine, in grado di rivoluzionare il mondo, finalmente! Abbiamo avuto Giuseppe Tangorra, con il logos della comunicazione e con i suoi futuri progetti, fatti di viaggi fotografici all’insegna della scoperta di mille vite ed etnie. Abbiamo avuto Luigi Grieco, con i suoi sogni, i quali si fanno sostanza tangibile e ci meravigliano sempre, lasciandoci una volta di più stupefatti, con occhi sgranati che poi implodono. Abbiamo avuto Vito Finocchiaro, con la sua “Apocalisse” (cito Francesco Lodato, scrittore) metafisica, irreale, surreale, iperreale a sconvolgerci, a vibrarci dentro, a scuoterci, a sovrapporsi a noi stessi e a liberarci da schemi e cliché convenzionali. Abbiamo avuto Niko Giovanni Coniglio, con la sua dolce timidezza fotografica, grondante di significati derivati dall’ “interiore” ed esplicitati con la delicatezza del Figlio mai perduto che racconta la Madre. Abbiamo avuto Danilo Balducci, con il suo “UNIVERSO”, un viaggio infinito, la migrazione dei “fantasmi”, fantasmi agli occhi di tutti, ma non allo sguardo penetrante del Reporter, il quale ha abbattuto ogni filtro, ogni distrazione, ogni deviazione dalla conoscenza effettiva della Storia e abbattuto, ancora, ogni muro, ogni strato, ogni ostacolo non solo perché si sappia, ma anche perché si faccia, sollevandoci dal banale e fornendoci lo specchio delle nostre responsabilità, alle quali, da tempo, abbiamo rinunziato, barattandole con la moneta dell’egoismo e della comodità. Abbiamo avuto Angelo Ferrillo che ha condotto per mano, per il laccio fotografico anzi, persone assetate di conoscere le “strade”, abbeverandole con il fluido del suo giovane e fervido slancio tra la dittatura del quotidiano. Abbiamo avuto Marco Cruciani, con l’illuminazione che promanava dalla figura di Mario Dondero, il quale, attraverso la risolutiva dinamica della linea filmica, è sopravvissuto a sé stesso, donandosi a noi ancora una volta di più e ancora una volta di più facendoci smisuratamente ricchi.
Nella “nostra” Città, quindi, non è stata ospitata soltanto fotografia, ma fantasie, sogni, sofferenze, eternità. Soprattutto Uomini, però, Intelletti e Coscienze. Seduti tutti al tavolo rotondo, privo di capitavola. Una vera e propria Alleanza Culturale, dotata di straordinaria intesa e guidata con mano sapiente e generosa da Roberto Colacioppo. L’Ospite, il quale, grazie a uno straordinario Cuor di Leone, Cuore Unico e Invincibile, ha consentito tutto questo. Ma accanto alla Generosità vi è sempre una grande Intelligenza, necessaria perché la Generosità stessa sia capace di parlare a tutti e da tutti essere compresa. E l’intelligenza di Roberto è stata anche quella di coinvolgere uno staff eccezionale, di donne, ma non di sole donne, il quale è stato prezioso affinché l’opera fosse compiuta. Un quadro infinito. E dentro, proprio al centro, una Perla. Una gemma di lacrime e di speranza, disegnata dalle immagini del Maestro Roberto Colacioppo, il quale, sdoppiato, non più Ospite, ma Capo Stazione intellettuale, lucido, sereno e oggettivo, ha staccato i biglietti per farci salire tutti, proprio tutti, sui vagoni che ospitavano i pellegrini diretti al “Miracolo” del Lourdes. E nuovamente sdoppiato, divenuto Capo Treno, Roberto ha condotto sempre i Pellegrini alla volta della nostra conoscenza, la quale si è riempita di immagini fotografiche STRAORDINARIAMENTE “BUONE” (così Roberto, quando, con umiltà invidiabile, parla delle sue opere). I Pellegrini, poi, hanno avuto l’ulteriore fortuna di essere accompagnati da quello strano e poco conosciuto soggetto che si chiama “Forza di Volontà” e che trova origine nella solida realtà della Associazioni di Fedeli, sintetizzata, senza perdere la sua globale espansione, nell’acronimo U.N.I.T.A.L.S.I.
E l’opera finalmente è stata compiuta. Ha raggiunto la sua conclusione. PERFETTA, ma NON FINITA. Una conclusione che prelude a una nuova apertura. Perché, si sa, Intelligenza e Generosità dischiudono sempre le proprie porte al nuovo e al futuro.
“Lanciano” è stata ed è Roberto Colacioppo, L’Omero dei nostri tempi. Greco di altri tempi. Forte come Achille, Generoso come Ettore, Intelligente e sapiente come Ulisse. Devoto all’amicizia come Oreste. Roberto, Amico ritrovato, Grazie.
Noi ci rivediamo a Minturno, prossima tappa. E’ lì che si fermerà ancora Odisseo.
di Rinaldo Alvisi