Riesce ad esprimersi anche nelle campagne pubblicitarie? In che modo?
A volte si, altre meno. Ma non ne soffro. Capisco che a volte viene richiesta solo la mia capacità di artigiano che svolgo con attenzione e dedizione. Quando ho voglia di dire qualcosa di personale, costruisco e produco le mie immagini nella tranquillità dei tempi e dei modi che ritengo più opportuni.
Alterno inoltre la fotografia in studio con lunghe giornate di fotografia di strada. Immergermi nel quotidiano, alla ricerca della bellezza nascosta nelle cose di tutti i giorni, mi ricarica di energie positive che alimentano la mia voglia di fare le cose al meglio.
Clownville è un progetto creativo dal gusto inquietante e malinconico. Come ha avuto l’idea?
E’ un’idea semplice. Già sviluppata da altri creativi in molte forme. L’immagine del Clown ha affascinato fotografi, illustratori, scrittori registi e compositori. Ho semplicemente voluto dire la mia, costruire su questo immaginario collettivo la mia personale visione. L’ho fatto con semplicità, cercando di costruire ogni volta un set fotografico in cui dirigere con cura i miei soggetti.
Indossare la maschera del Clown ci libera dalla schiavitù del proprio volto. Lo sguardo può tornare ispirato e libero da inibizioni. Il sorriso disegnato inoltre è a mio avviso metafora perfetta della condizione umana. Inquietudine e malinconia probabilmente sono anche reazioni istintive ed incoscienti al mio essere spesso allegro e di buon umore.