Intro
Intervista di Vanessa Cancelliere
Valerio Bispuri è un professionista appassionato, le sue immagini raccontano le vite sconosciute e a volte neppure immaginate, di uomini e donne, sud americani specialmente. Lui sente di essere un fotoreporter, fotografo e giornalista insieme. I suoi lavori hanno un solo fine: scoprire la verità, denunciare, documentare e dimostrare. Ad Orvieto sarà tra i relatori.
Come hai iniziato a fare fotografie?
Io da “grande” volevo fare il giornalista: mi interessava indagare, capire e andare alla ricerca di qualcosa da scovare. Poi ho scoperto la fotografia come il mezzo di comunicazione più adatto al mio modo di essere e ho iniziato a documentare ciò che vedevo con i miei occhi e ritenevo opportuno trasmettere.
Ricordo perfettamente il giorno in cui, come dire, sono stato scelto dalla macchinetta fotografica: avevo 8 anni e in campeggio, in un campo scuola a Tarquinia, spesi tutti i soldi che mi sarebbero dovuti bastare per una settimana di vacanza, per comprare la mia prima macchina, che ancora conservo! Non c’era alcun motivo apparente per cui io mi sentissi attratto da quell’acquisto, ma dovevo farlo e l’ho fatto.
Nei tuoi lavori fotografici – penso soprattutto a Encerrados e Paco – che valore aggiunto danno le immagini rispetto ad un eventuale testo scritto?
I due lavori che hai nominato, sono rispettivamente un progetto antropologico, uno, e di denuncia l’altro. Senza le immagini sono assolutamente certo che non avrebbero avuto lo stesso impatto su quanti non conoscevano quelle realtà. Per me, le parole non hanno la stessa forza delle immagini; in teoria su una questione si potrebbe scrivere tutto e il contrario di tutto, l’unica e sola prova provata della verità dei racconti è data dalle immagini…nessuno può mai negare una verità documentata in questa maniera.
Cosa ti auguri che succeda dopo la denuncia che fai con Paco?
Paco è un lavoro durato 13 anni e vuole raccontare come è nata questa nuova droga che sta uccidento migliaia di persone. Paco è prodotto dagli scarti della cocaina tagliati con sostanze terribili come il vetro o il veleno per topi. Ha un effetto micidiale: nato in Argentina nel 2001 come droga dei poveri, si è poi diffuso in Paraguay, Brasile, Perù. Con Encerrados abbiamo ottenuto una grande vittoria politica: la chiusura del padiglione dimenticato, il padiglione n.5 del carcere di Mendoza, in Argentina. A Paco è stato dedicato un documentario su Sky Arte che ha permesso di far conoscere l’esistenza di questa droga anche da noi.
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