Le MARCHE di MARIO DONDERO è una mostra realizzata, nel suo primo nucleo, nel 2016, e si scriveva:
Apriamo un capitolo che nel tempo assumerà sempre più i connotati di un racconto compiuto, sempre più esteso grazie alle continue sorprese che l’archivio ci riserva. E queste sorprese che man mano si aggiungono derivano dalla straordinaria capacità che Mario aveva nel fotografare.
“Nei paesi dove sono stato mi sono sempre soffermato a fotografare la vita. I padri che tengono in braccio i figli, i pastori, i contadini con le loro zappe, gli operai. La vita che scorre per tutti.”
[cit. M.D.]
Per la prima volta una tappa del FIOF Revolution Photo Festival ospita al suo interno una personale a tema di uno dei più grandi fotoreporter del novecento italiano. Una mostra che negli anni si è arricchita di immagini e mille racconti, si perché Mario ad ogni scatto aveva due, tre, quattro, dieci, cento storie da rivelare. L’importanza di Dondero per la cultura italiana è misurabile con lo spazio che la sua scomparsa ha avuto su tutta la stampa nazionale, sulla rete e su tutti i media del paese, in Francia e nel resto dell’Europa.
Genovese trasferito a Milano, partigiano sedicenne in val d’Ossola e parigino d’adozione, aveva scelto Fermo per trascorrere gli ultimi anni della vita; potevi incontrarlo in qualche trattoria fino a tarda ora, con ancora la voglia di cantare, gustando del buon vino rosso.
Non era tipo di rimanere fermo in un luogo, neppure quando cominciava ad avvicinarsi l’età matura:
“Il viaggiare mi sembra un esercizio giovevole. L’anima vi si esercita continuamente a notare le cose sconosciute e nuove; e non conosco scuola migliore, come ho detto spesso, per formare la vita che di metterle continuamente davanti la diversità di tante altre vite, idee, usanze, e di farle gustare una così perpetua varietà di forme della nostra natura. Il corpo non vi rimane né ozioso né affaticato, e questo moto moderato lo mette in allenamento.”
[cit. M.D.]
Quanto mai importante che un personaggio di tale spessore culturale e professionale, lasciasse il suo immenso archivio nella Regione che meglio rappresentava i suoi luoghi dell’anima. Dal 2014 tutto l’ARCHIVIO di MARIO DONDERO è conservato presso la FOTOTECA PROVINCIALE di FERMO con sede a ALTIDONA. Ricchezza culturale di inestimabile valore, composto da circa: 250.000 diapositive a colori, 350.000 negativi in b/n, qualche migliaio di stampe fotografiche e 150 quaderni di appunti e annotazioni. Un patrimonio che, non a caso, è stato dichiarato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali “ARCHIVIO di INTERESSE NAZIONALE”.