Dodici scatti per il calendario “Made in carcere” realizzato da La Valle di Ezechiele, una giovane cooperativa sociale che si occupa del reinserimento lavorativo dei detenuti di Busto Arsizio (VA). Uno speciale manufatto, che segna la fine di un progetto ma anche un racconto per immagini del carcere dal carcere.
Una progettualità strutturata, con alla base un corso di fotografia di circa 20 ore, non una “semplice incursione” (…dopotutto non lo è mai!) dentro le mura di una casa circondariale da parte di un bravo reporter. Il docente è stato il giovane fotografo Hermes Mereghetti, figlio d’arte, e già noto al mondo FIOF, che lo scorso anno accompagnò suo padre Giovanni, in un reportage a San Vittore.
Fra le figure promotrici del progetto c’è don David Maria Riboldi, consigliere della cooperativa La Valle di Ezechiele e cappellano del carcere, insieme al quale Hermes è riuscito ad ottenere una amalgama di persone che si trovano spesso su fronti opposti, poiché appartenenti a ceppi etnici diversi.
Tutte le foto le hanno pensate e scattate i partecipanti e non Hermes; il mercoledì, giorno del corso, si respirava una quotidianità speciale: una piacevole alchimia nello stare insieme avvolgeva il gruppo in un modo davvero inatteso.
Una sfida che si è trasformata in grande gioia per tutti, non solo per i 19 iscritti appartenenti a nove etnie. Un prodotto 100% made in carcere, dall’ideazione alla stampa, affidata poi alla Cooperativa Sociale Zerografica, in cui lavorano i detenuti di Bollate. Proprio per questo motivo, chi acquista il calendario tocca con mano qualcosa che sa di rinascita; non per quanto ritratto o descrittivo della vita dietro le sbarre, ma soprattutto per chi e come è stato realizzato.
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// Articolo di Diego Pizi