Già da tempo una conoscenza del FIOF, Luigi Corbetta negli anni ha partecipato alle esposizioni di ORVIETO Fotografia, in vari R-evolution estivi ed è stato ambasciatore della fotografia italiana in Russia e in Cina. Un fotografo sia per professione che per scelta.
Sulla Fotografia, sui processi e sull’esercizio sono state scritte pagine e pagine tra libri, riviste, giornali e contributi vari, ma c’è sempre qualcosa da aggiungere poiché stiamo toccando corde di un argomento infinito.
Quello che vorremmo evidenziare con questo breve scritto è un percorso che va al di la dell’aspetto professionale e si pone come specifiche di base l’utilizzo di strumenti e materiali “easy” – come lui stesso dice – che sfociano in emozionanti ricerche creative.
Metodi ormai abbandonati e che affascinano sempre i giovani, in maniera particolare i più piccoli che trovano nella fotografia analogica una magia di favole avvincenti unite insieme da quel “filo rosso”: un mixer di tecniche, alchimie, passioni e scelte.
Tra le tante tecniche utilizzate da Corbetta, quale mezzo di espressione e comunicazione, ricordiamo il trasferimento di immagine e di emulsione da pellicola POLAROID su un supporto diverso. Le apparenti ed affascinanti riprese istantanee B/N di New York, che in realtà sono due scatti consequenziali sulla pellicola ma realizzati in un arco temporale diverso con un apparecchio appositamente modificato.
Menzioniamo poi i più classici dittici insieme alle poetiche manipolazioni di istantanee ed il fotofinish, tecnica utilizzata soprattutto nello sport per evidenziare meglio uno o più soggetti in movimento rispetto ad un punto. Il nostro autore utilizza quest’ultimo metodo e quindi la relativa strumentazione necessaria con una accezione diversa: la staticità del soggetto lascia spazio al movimento dell’occhio.
Non da meno, rispetto a quelli appena descritti risultano essere i risultati ottenuti con l’utilizzo delle PINHOLE/foro-stenopeico.
Lavori, idee e manufatti dal sapore vintage che oggi sono tornati tanto di moda; ma soprattutto uno stereotipo di fotografia SLOW e MINIMALISTA che insegna ad essere pazienti con se stessi e con gli altri.
// Articolo di Diego Pizi