Il nuovo decreto del 4 novembre, riguardante la salvaguardia della popolazione dal contagio per Coronavirus, suddivide il nostro territorio in zone colorate di giallo, arancione e rosso a seconda delle criticità; ne limita gli spostamenti ed in alcuni casi li vieta.
La sospensione di qualunque evento: sportivo, ludico e di intrattenimento, nunziale, ecc. non ci fa saltare di gioia a noi fotografi poiché viene meno tutta la parte delle attività che determinano un introito e quindi un guadagno. Si è costretti a restare a casa per la totale mancanza di attività. Fanno eccezione i fotografi di cronaca, infatti le loro fotografie continuano ad essere pubblicate su quotidiani e riviste.
Per molte aree sono consentiti gli spostamenti relativi ad esigenze lavorative, previa compilazione di un’autocertificazione, da esibire al momento di un eventuale controllo, dove è indicato anche il percorso da compiere. Ma un fotografo che sta andando a fare fotografie di paesaggi? Rientra in un caso limite, e valutando le possibili interpretazioni, è possibile che la sua autocertificazione non venga accettata. Tutto ciò oltre a farci riflettere, ci spinge ad evitare, a desistere.
Concludendo, stiamo vivendo un periodo che porta al disorientamento, ciò vale per tutti non solo per la fotografia e per i fotografi. Il coronavirus sta facendo molto male, siamo i primi a rendercene conto, registrando cali improvvisi sui nostri network che a volte superano il -50% e incrementano il dato negativo man mano che la crisi economica aumenta e le regioni da un giallo pallido si colorano di arancione e rosso.
Sembra che con l’inasprirsi delle limitazioni, gli assidui frequentatori delle pagine web e social abbiano un comportamento inversamente proporzionale a ciò che viene loro proposto, generando come un rifiuto per l’impossibilità di sentirsi liberi. Dopotutto la fotografia è libertà! Forse abbiamo provato a spiegare l’arcano?
// Articolo di Diego Pizi