Al Museo di Roma in Trastevere dal 16 ottobre al 10 gennaio 2021 è visitabile la mostra di Massimo Siragusa, un progetto fotografico dedicato all’area urbana intorno a Roma: le periferie.
Non servono troppe parole per la presentazione dell’autore, nato a Catania nel ’58 e vincitore di quattro World Press Photo, Siragusa ha scelto come soggetto per la sua mostra una Roma meno nota e nascosta, estranea ai flussi turistici. Un’area densamente abitata e vissuta, spesso abusiva, caotica con le sue automobili, con le sue ringhiere, i suoi muri, i suoi alberi, ed i suoi reperti archeologici, un caos visivo straordinario e unico. Una periferia dove, che come tutte, vige la stessa anarchia visiva e architettonica.
Un viaggio quello lontano dalla Roma celebrata dall’iconografia classica durato circa due anni; le periferie romane rappresentano un’altra città, un perimetro che l’autore ha cercato di mettere in ordine con relazioni e dialoghi oltreché con l’immagine. Un documentario, con paesaggi in cui reperti del passato e dell’antico splendore di Roma coesistono con le palazzine degli anni Sessanta e con le strade trasformate in parcheggi.
Curatrice della mostra è Giovanna Calvenzi, che sottolinea come le periferie di Massimo Siragusa sono il limite, i margini di una metropoli che può espandersi o implodere, che soprattutto nei decenni a ridosso del dopoguerra è andata incontro a un’espansione incontrollata, incurante del rispetto delle cromie storiche o degli spazi altrui. L’atmosfera e la luce, ma soprattutto l’anarchia catturata ci conferma dove siamo. Una Roma dove tutto è possibile, ma allo stesso tempo tutto è impossibile.
*La mostra è una selezione dei lavori sono raccolti nel volume “Roma” edito da Postcart edizioni ed acquistabile qui.
// Articolo di Diego Pizi