Posticipata di circa un mese dalla prima idea di apertura, il 27 aprile è stata inaugurata al pubblico presso il Museo di Roma in Trastevere la mostra “Chiamala Roma – Fotografie di Sandro Becchetti 1968 – 2013”, che contempla alcuni tra lavori più importanti realizzati appunto dal fotografo.
L’esposizione curata da Silvana Bonfili e Valentina Gregori, è promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali in collaborazione con Archivio Becchetti, Postcart edizioni, il Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa della Delizia e Sistema Museo di Perugia.
180 fotografie in bianco e nero, articolate su di un percorso espositivo che offre una rivisitazione personale e poetica di Roma, nel tentativo di evidenziare l’unicità di una città contraddittoria e complessa.
“Attraverso l’obiettivo delle mie Pentax osservai una città in tellurico sconvolgimento sociale… antropologico… segnata da un’ansia di rinnovamento capace di spaccare la gerarchia fossilizzata dalle classi sociali e di cancellare… un’antica idea di sudditanza… è in quegli anni che ho potuto conoscere e fotografare a Roma molti tra i più importanti protagonisti del mondo artistico e culturale, italiano e internazionale, dell’epoca quali Ungaretti, Borges, Pasolini, Penna, Hitchcock, de Chirico per citarne alcuni”. [cit. S. B.]
Una città che repentinamente cambia volto, con dettagli che oltre ad esaltarne la sua antica e indubbia bellezza, svelano con ironia e affetto le trasformazioni di un territorio e dei suoi abitanti. Le persone comuni che la abitano, come le personalità che vi soggiornano per brevi o lunghi periodi, ne assorbono clima e suggestioni, diventando testimoni della romanità indipendentemente da quale sia il luogo della ripresa.
Il percorso espositivo in cinque sezioni: CHIAMALA ROMA; UN ALTRO ‘68; UNA MIA IDEA DI GALLERIA; LO SGUARDO GELIDO E TAGLIENTE DEL POETA e UN’ALTRA STORIA (immagini realizzate fuori Roma); propone a corredo delle immagini, filmati, documenti cartacei e oggetti appartenuti o realizzati dall’autore, come macchine fotografiche e sculture in legno.
Una mostra storica che testimonia sempre più l’importanza e il ruolo fondamentale degli archivi fotografici, sia privati che pubblici, nel ricostruire la memoria di un territorio dal punto di vista storico, sociale e culturale.
Sandro Becchetti nasce a Roma nel 1935. Inizia la sua attività di fotografo nella seconda metà degli anni Sessanta, ad una età matura per documentare la realtà sociale, politica e culturale del nostro Paese. Collabora con testate italiane La Repubblica, L’Unità, Paese Sera, L’Espresso, Il mondo, Secolo XIX, L’Astrolabio, L’altra Italia e Sipario; uffici stampa di partiti e sindacati, giornali stranieri Life e Libération, France Presse, BBC e RAI. È la collaborazione con “Il Messaggero” però che lo consacra uno dei più apprezzati ritrattisti italiani.
Nel 1980 decide di interrompere l’attività di fotografo. Da quel momento, per quindici anni, si occupa prevalentemente dell’arte del legno, da qui l’appellativo di “falegname-fotografo”. Nel 1995 riprende in mano la macchina fotografica per una ricerca sulla Spagna e il Portogallo. Negli anni successivi rinnova il suo interesse per la vita di Roma, che lo porta ad arricchire il suo già vastissimo archivio dedicato alla Capitale.
Numerosissime le gallerie pubbliche e private che hanno esposto le sue foto in mostre personali e collettive, in Italia e all’estero. Nel 2007 si trasferisce in Umbria, terra d’origine della sua famiglia. Muore nel 2013 a Lugnano in Teverina, pochi giorni prima dell’inaugurazione di una sua mostra personale alla Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia.
// Articolo di Diego Pizi