C’è neutralità nell’immagine? Assolutamente no, le immagini più di qualsiasi altra cosa non esistono al di là di chi le fa emergere, di chi le consolida in un quadro in cui la selezione di una certa porzione di mondo elimina altri fattori contigui. Un’immagine non può mai dirci qualcosa di innocente, oggettivo, poiché la sua stessa esistenza richiede parzialità.
Non esiste lente che non debba ridurre la propria percezione a un’area troppo ristretta, limitante e selettiva; Il bravo fotografo, sa che più si avvicina, più può influenzare una rivelazione percepita ma inaspettata.
La fotografia richiede un distacco consapevole, Susan Sontag assicura che le fotografie forniscono prove; ma subito dopo, conferma che dovremmo sospettare di qualsiasi immagine. Ogni fotografo infatti tra le tante fotografie che realizza, seleziona quella con la maggiore tensione, quella che, grazie ad una fortunata coincidenza, contiene forza, prepotenza ed a volte rabbia.
L’aneddoto in questione è la foto della ragazzina vietnamita “Napalm Girl” – 1972, di Huynh Cong Ut, detto Nick Ut, fotografo vietnamita che dopo un attacco aereo, riprese insieme ad altri fotografi e operatori video, il fuggi fuggi degli abitanti di Trang Bang a causa delle alte temperature prodotte dalle bombe al napalm lanciate.
Tante immagini vennero scattate ma soltanto una passò alla storia come icona. Tutto questo avvalora il fatto che un’immagine non è un frammento isolato, poiché qualsiasi fotografia ci pone dinanzi a situazioni collaterali che devono essere scoperte.
I fotografi che immortalarono l’iconica scena erano due, ma soltanto uno, Nick Ut, divenne famoso e vinse il Pulitzer, poi il World Press Photo. L’altra fotografia, scattata a soli pochi centimetri, fu presto dimenticata e del suo autore si sa poco o nulla.
A latere di quanto detto, esiste anche una testimonianza di David Burnett, pluripremiato fotografo statunitense e World Press Photo nel 1979, presente sulla scena, che descrive come abbia perso anche lui l’occasione perché era intento a cambiare la pellicola.
Mentre sostituivo la pellicola su una delle macchine, vedo un aereo dell’aeronautica vietnamita che ha lasciato cadere il napalm su quelle che il suo pilota pensava fossero posizioni nemiche. Qualche istante dopo, stavo ancora armeggiando con la mia macchina fotografica, i giornalisti che erano con me sono stati catturati da immagini di persone che correvano nel fumo. Fu allora che Nick Ut scattò la foto di Kim Phuc e dei suoi fratelli.
// Articolo di Diego Pizi