Fino al 16 luglio 2023 presso il MASI (Museo d’Arte della Svizzera italiana) a Lugano sono in mostra delle opere inedite di Werner Bischof.
Bischof è considerato non solo uno fra i più grandi fotografi svizzeri, ma uno fra i maestri della fotografia del XX secolo a livello mondiale. Soprattutto, è celebre per i suoi reportage in bianco e nero realizzati durante i suoi numerosi viaggi in tutto il mondo, dall’Europa del secondo dopoguerra all’Oriente più spirituale, passando per le campagne negli Stati Uniti fino all’ultimo viaggio in Sud America.
Attraverso un centinaio di stampe digitali a colori, relative al periodo che va dal 1939 agli anni ’50, vengono esplorate per la prima volta in modo completo le opere a colori del fotografo svizzero.
Tutto è iniziato dal ritrovamento da parte del figlio Marco Bischof di alcune vecchie scatole contenenti centinaia di negativi su lastre di vetro. I negativi con formati diversi a seconda dell’apparecchio fotografico utilizzato: Devin Tri-Color, Rolleiflex e Leica, hanno incuriosito molto, ma ciò che ha reso l’operazione molto interessante è stata la presenza di una serie di negativi il cui soggetto si ripeteva su tre lastre apparentemente identiche tra loro. Si trattava appunto dei negativi della prima macchina citata, la Devin Tri-color, una costosa fotocamera popolare negli anni ‘30, in cui le tre lastre monocromatiche venivano inserite ognuna dietro un filtro colorato di rosso, verde e blu ed impresse con un solo scatto. Si sviluppavano poi i tre negativi e quindi, veniva realizzato il processo di stampa a colori.
Una prima mondiale, che mostra questi particolari lavori a colori, all’epoca relegati solo al settore pubblicitario. L’esposizione curata da Ludovica Introini, Francesca Bernasconi con il supporto del figlio Marco, evidenzia d’impatto la freschezza delle immagini, che oltre ad avere una contemporaneità sorprendente, hanno colori tanto vividi che alcuni elementi sembrano emergere dalla superficie bidimensionale della carta.
Werner Bischof nasce a Zurigo il 26 aprile 1916, il padre Adalbert è un imprenditore e pensa per il figlio una carriera in linea coi suoi passi, ma Werner ha tutt’altre aspirazioni. Il giovane è caparbio e convince il padre a iscriverlo alla Scuola di arti applicate di Zurigo (Kunstgewerbeschule) e nel 1936 apre il suo primo studio fotografico, lavorando in parallelo per agenzie pubblicitarie e di moda. L’esperienza nell’esercito svizzero durante la seconda guerra mondiale cambia radicalmente il suo approccio alla fotografia: per la rivista svizzera Du percorre l’Europa alla scoperta dei luoghi distrutti dalla guerra, mentre nel 1949 entra a far parte della celebre agenzia Magnum. Realizza reportage in Oriente: India, Corea, Indocina e Giappone, lavorando anche per riviste come Life e Paris Match. Inviato da Magnum in America Latina, dove riesce a realizzare immagini particolari in Messico, Cile e Perù, perde la vita in un tragico incidente d’auto sulle Ande peruviane a Trujillo il 16 maggio del 1954, all’età di 38 anni.
dp