In Inghilterra per tutte le persone che vissero durante il periodo successivo alla prima guerra mondiale, William Hope era un personaggio famosissimo. Affermava di essere un medium spirituale che non solo era in grado di contattare i morti, ma anche di fotografare gli spiriti.
Come è facile immaginare il suo lavoro raccolse tante critiche, e molti lo accusarono di tentativi di frode. Nonostante ciò il “medium” continuò a lavorare sino al giorno della sua morte avvenuta nel 1933, più che altro per la volontà delle persone di entrare in contatto con i propri cari anche quando questi erano passati a miglior vita.
William Hope cominciò la propria carriera lavorativa come falegname, e poi in seguito sviluppò prima un interesse e poi una grande passione per il mondo della fotografia. Nel 1905 disse di credere di aver catturato l’immagine di uno spirito mentre fotografava un amico; e subito dopo diede vita ad un gruppo di fotografi degli spiriti, chiamato “Crewe Circle”.
Fra le tante persone che tentavano di mettersi in contatto con i propri cari persi nel primo conflitto mondiale, il gruppo guadagnò gli onori della ribalta negli anni successivi la grande guerra; ed Hope divenne una celebrità a Londra, ma le critiche non tardarono ad arrivare. Infatti il Crewe Circle fu oggetto di studio dalla Society for Psychical Research nel 1922 e le conclusioni, ovviamente, furono che le fotografie erano tutte false, poiché il risultato di fotomontaggi. Nonostante ciò, Hope ed il suo circolo vennero sostenuti dai più convinti ammiratori che continuarono a seguirli e finanziarli.
Alcuni anni fa venne ritrovata una nutrita raccolta delle cosiddette “fotografie spiritiche” di William Hope, che mostrano personaggi inquietanti immortalati su pellicola dal “fotografo-medium”. Indipendentemente dalla veridicità della cosa, di notevole interesse risultano le espressioni seriose sui volti delle persone che speravano di comunicare con i loro cari defunti.
La storia di Hope se da un lato mostra un’epoca a noi lontana, dall’altro mostra come molte persone possano farsi suggestionare dalla potenza di mezzi e strumenti tecnologici. Una storia ciclica, che puntualmente torna!
// Articolo di Diego Pizi